Caro signor Sindaco,
non era mia intenzione scriverti in pubblico ma nell’ultimo incontro di redazione del Codol & Codolà si è pensato di dare un po’ di voce ad alcuni ragazze e ragazzi sul tema della politica locale. Quello che è emerso lo puoi leggere nelle pagine precedenti a questa mia lettera. Proprio dopo aver letto quanto liberamente i nostri giovani hanno espresso ho sentito il bisogno di scriverti. Non ho la pretesa di dare suggerimenti e indicazioni, solo alcune considerazioni che voglio condividere con te.
Mi piace pensare ad una Amministrazione, di cui il Sindaco è l’espressione, che desidera intensamente preparare il “dopo di noi”. È qui entrano in ballo anche i miei giovani, non per essere strumentalizzati, illusi di poter raggiungere chissà quali traguardi, portati a pensare a degli obiettivi giovanilisti. No, piuttosto per dare loro delle opportunità affinché gradualmente siano introdotti, prima ancora che nella stanza dei bottoni, nel vagone dove si spala carbone affinché la locomotiva del bene comune proceda.
Tanti segni ci gridano quanto gli adolescenti e i giovani esprimono un livello di fiducia davvero basso, anzi, minimo nei confronti dei principali attori e della più importante istituzione della “democrazia rappresentativa”. L’insoddisfazione verso il sistema politico e la protesta contro i partiti principali hanno raggiunto limiti estremi. Mi sembra urgente introdurre i nostri giovani non alla politica dei partiti e nemmeno alle politiche di gruppi che, pur senza i tradizionali simboli, continuano ad odorare di vecchio e di riciclato.
In un contesto culturale e politico di grandi cambiamenti dobbiamo essere tanto e tanto consapevoli che non sono i giovani il motore del cambiamento, ma gli adulti dal cuore ancora giovane e ardente che si alleano – si alleano non usano – con i giovani. Una alleanza non fondata sulla possibilità di un campo sportivo o di una palestra, ma su ben altro, di più grande, con orizzonti più ampi.
Ti prego, caro Sindaco, manda un messaggio fattivo, forse tutto da inventare, che comunichi concretamente alle giovani generazioni che non solo saranno loro a guidare il futuro della nostra terra, ma che di loro noi adulti ci fidiamo tanto da pensare serenamente di “metterci nelle loro mani” (tra l’altro tieni presente che non abbiamo alternativa, se non quella di dover subire il loro avvento…). Credo che tu mi conosca a sufficienza per comprendere come il mio non è un invito alla retorica del giovanilismo che noi preti conosciamo benissimo, ma un prendersi cura, insieme, non da soli, del loro e del nostro futuro.
Ti ringrazio dell’attenzione e memore di quanto ci suggerisce l’Apostolo al collaboratore
Timoteo: Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità, assicuro a te e a quanti con te lavorano per l’edificazione della città terrena, la mia preghiera.
Don Roberto